lunedì 21 aprile 2014

Il monopolio americano sui social network e i mezzi d'informazione, una guerra senza spari

La guerra non si combatte solo sui campi di battaglia, ma anche con l'informazione e i social network, il monopolio americano.

Monopolio_americano
Nel 1960 prende avvio il progetto ARPA del Ministero della Difesa degli Stati Uniti e 9 anni dopo nasce ARPANET. L'idea era di ampliare e sviluppare la ricerca militare mettendo in rete dei computer che potessero comunicare tra di loro, questo anche per rispondere al sorpasso tecnologico dell'allora Unione Sovietica che nel 1957 lanciò in orbita il primo satellite Sputnik conquistando i cieli americani. In seguito il programma spaziale degli Stati Uniti passò in mano alla NASA e l'ARPA assunse esclusivamente il controllo delle ricerche scientifiche in ambito militare. Da qui, in seguito, nacque Internet così come noi lo conosciamo.

Da quel momento in poi l'America ha iniziato a gestire il settore dell'informazione mondiale in forma di quasi totale monopolio e l'avvento dei vari social network sorti negli ultimi decenni non hanno fatto che confermare questa egemonia. Alcuni dati:

Google
E' il più importante ed autorevole motore di ricerca a livello planetario, sede principale a Mountain View (Silicon Valley, California) con 540 milioni di utenti attivi al mese e sedi sparse in tutto il mondo, compresi i Paesi del blocco sovietico. Dopo lo scandalo svelato da Edward Snowden, l'ex analista della CIA che ha svelato molti segreti dell'NSA (Agenzia di Sicurezza Nazionale americana), ha varato delle piattaforme galleggianti che ospitano i propri server per collocarli in acque internazionali (sarà un caso?). Inoltre, oltre ad avere una mappatura che copre l'intero pianeta, Google Maps, ha messo in volo dei droni per estendere la propria copertura nelle zone non raggiunte dai satelliti. Il 99% delle informazioni che circolano nel mondo sono gestite e filtrate da Google

Facebook
Messo online nel 2004 conta attualmente oltre 1,19 miliardi di utenti attivi che si scambiano informazioni da tutte le parti del globo. Sede principale Menlo Park, una piccola cittadina di San Mateo nell'area metropolitana di San Francisco, California. E' considerato il più diffuso e popolare social network del mondo. Attraverso Facebook gli utenti non si scambiano solo messaggini o fotografie personali, ma è anche un potente strumento di comunicazione tra professionisti, dalle reazioni dei giornali ai ricercatori nei vari settori scientifici

Twitter
Sede principale San Francisco, California. Fondata nel marzo del 2006 vede online oltre 540 milioni di utenti ogni mese (dati aggiornati al 2011, il che fa supporre che nel frattempo siano notevolmente aumentati). E' la principale concorrente di Facebook e in Italia viene sempre più spesso utilizzato dai politici per diffondere in tempo reale le decisioni che hanno preso durante la notte tant'è che spesso apprendiamo i fatti da Twitter prima ancora che se ne occupi la stampa tradizionale.

Tralasciando gli altri social network come Linkedin (Mountain View, California) e Pinterest (San Francisco, California) è evidente come tutte le sedi principali dei più diffusi social network siano completamente in mano americana e di conseguenza è altrettanto evidente come l'informazione e la comunicazione siano soggette ad un vero e proprio monopolio. In realtà quasi tutti gli eserciti ospitano delle task force informatiche destinate alla manipolazione dei dati, ai depistaggi o a veri e propri attacchi informatici, ma è anche vero che in periodi particolarmente critici molti Stati non ci hanno pensato su due volte prima di oscurare siti come Facebook o Twitter, è il caso della Cina e della Turchia per citarne alcuni, questo ci fa pensare che il potere dell'informazione è altrettanto importante quanto quello delle armi e che noi stessi, ignari utenti siamo all'interno di questo gigantesco ingranaggio

2 commenti:

  1. Il post è bello e la tesi affascinante e forse, anzi, è vero, il monopolio è loro, ma dal mio punto di vista, noi italiani siamo ancora troppo ignoranti nell'usarli con scopi ben precisi e quindi è anche giusto così

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    1. Grazie Ferruccio, mi suggerisci un altro spunto: come mai l'Italia non sviluppa una ricerca nel settore della comunicazione?

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